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Jordan Bike Trail: Con la Silex alla scoperta di passaggi misteriosi
Viaggio in Giordania lungo un tracciato nato per il trekking che ben si presta (spesso) a un viaggio con la gravel, a condizione che le scelte tecniche sia giuste e accurate. Una avventura alla portata di molti, purchè si parta attrezzati tecnicamente, ma anche e soprattutto spiritualmente, per non farsi trovare impreparati di fronte a emozioni che ti assalgono ad ogni salita conquistata.
Se stai leggendo queste prime righe è perché probabilmente sei un ciclista, e magari di quelli che quando chiudono gli occhi iniziano a sognare nuovi paesaggi da esplorare e terre ma visitate prima dove poter vivere qualcosa da raccontare.
Quando di fronte alla cartina della Giordania abbiamo visto nella parte più a occidente del Paese un tracciato che avremmo potuto percorrere in bicicletta, i nostri occhi erano ben aperti, ma la fantasia di un “attraversamento” ci ha fatto sognare, e non poco. Una linea morbida di oltre 700 chilometri che unisce il nord al sud della Giordania attraverso paesaggi e territori che variano in base alla latitudine, e che ci avrebbero portato a superare oltre 20.000 metri di dislivello.
Questo, e molto altro, è il Jordan Bike Trail, e quello che segue è il racconto di questa verità annunciata.
In una epoca storica in fatto di migrazioni, di esodi e di moltitudini che dal sud del mondo “aggrediscono” (così qualcuno dice…) il ricco occidente del pianeta, mi attrae l’idea di un viaggio a ritroso che da settentrione ci porterà al mezzogiorno della Giordania. Filosofia da due soldi? Può darsi, ma il Jordan Bike Trail è una vetrina su una bella nazione fatta di persone dolci e ospitali, paesaggi lunari e profumi di erotica intensità.
INIZIO ALPINO
Possiamo dividere il viaggio in tre grandi regioni. Quella più a nord (fatta di tre tappe giornaliere) è verde e rigogliosa, collinare e prosperosa, dalla terra generosa per una agricoltura che mette le sue radici in una secolare tradizione. Lo riconosciamo dai trattori anni 60 ancor’oggi funzionanti e parcheggiati nei cortili di fattorie, ma che non disdegna forme ancestrali di coltura: due giovani e forzuti uomini governano un cavallo che tirando l’aratro, solca il terreno argilloso per la semina di chissà quali cereali. E poi ulivi a perdita d’occhio, piante dai grossi frutti verdi, asprigni e succosi. E ancora: aranceti, campi di limoni, datteri, e per terra ortaggi e tutto quanto una terra fertile può regalare all’uomo. Poi le capre, ovunque, spesso mischiate nei greggi di pecore, a contribuire al racconto ruspante di queste terre arabe.
Il tracciato sfiora Amman, la opulenta capitale che ospita la famiglia regnante: della città vedremo solo l’aeroporto per il nostro arrivo e partenza, ma c’è chi giura di averla trovarla affascinante. Per noi sarà l’occasione di ritornare.
Sebbene una percentuale piccolissima della Giordania sia coperta da boschi, nell'angolo nord-occidentale del Paese si trovano alcune delle ultime foreste di querce endemiche del Medio Oriente: il secondo giorno del nostro viaggio, notiamo in lontananza la macchia boschiva della Riserva Forestale di Ajloun, una delle cinque del Paese, ricche di querce, pini, pistacchi selvatici e fragole selvatiche.
UN ISLAM MODERATO
Ma c’è una cosa che colpisce il viaggiatore lento in Giordania: in tutto il nord, le rovine romane punteggiano il paesaggio, con ciò che resta della Decapoli Romana, il gruppo di dieci città che godevano di uno status speciale e quindi di una certa autonomia, all'interno dell'Impero Romano. Il nostro viaggio, infatti, parte proprio da una di queste, Umm Qais, che insieme a Pella segnavano la frontiera orientale del regno.
Un percorso che riserva molte sorprese, alcune davvero inaspettate, come il birrificio artigianale di Carakale, a Fuhais, nel distretto di Amman, il cui nome è ispirato a una specie sfuggente di gatto selvatico del deserto: un sopravvissuto in via di estinzione con qualità quasi mitiche, il Caracal può saltare fino a quattro metri di altezza per catturare la preda. E siccome la leggenda intorno a questa creatura gli dava poteri di volo, ecco che il simbolo del birrificio è il volto del felino con le ali. Questo e altri racconti li sentirete dagli stessi ragazzi
del birrificio, a dimostrazione della tolleranza che si respira in questo paese mussulmano anche verso chi non segue le leggi del Corano.
NEL MEZZO DEL TRACCIATO
Se nei primi tre giorni abbiamo scaldato la gamba, nella sezione centrale del Jordan Bike Trail bisognerà prevedere il massimo impegno per l’attraversamento di numerosi canyon (che qui chiamano wadi) e che solcano i territori a est del Mar Morto, molti dei quali con discese impegnative e migliaia di metri di perdita di quota e successivo guadagno. In questa zona, le piogge sono spesso abbondanti e possono creare non pochi danni alle strade forestali con numerosi smottamenti della sede stradale, ed ecco perché una bici gravel con pneumatici abbondanti (suggeriamo dai 40 mm in su…) e possibilmente può aiutarvi a superare lunghe e complicate discese. Nel corso delle tappe intermedie del nostro viaggio, abbiamo riscontrato che alcune parti dei sentieri e delle strade bianche sono state spazzate via. Scaricare la traccia GPX dal sito ufficiale, resta comunque il consiglio più importante, perché anche se vi allontanate dalla traccia, sarà relativamente facile ritornare sulla strada corretta.
La Giordania, inoltre, è disseminata di castelli medievali che sembrano lì come sentinelle sui loro antichi territori. Avvolto nel mistero della sua drammatica storia, c’è la fortezza di Karak che nel 1176 cadde nelle mani di Rinaldo di Châtillon che la usò per perpetrare numerose aggressioni ai danni delle carovane commerciali, e la sua sfortuna fu che in una di queste razzia si imbatté nella sorella del Saladino, il quale saputa della morte della familiare per opera del francese, mise sotto assedio per tre anni il castello fino ad espugnarlo. Camminando nei corridoi del castello pare di sentire ancora le urla dei difensori costretti a vendere donne e bambini come schiavi, in cambio di cibo e acqua.
UN ALTRO PIANETA
Il quinto giorno di viaggio, praticamente a metà della nostra spedizione, ci avventuriamo lungo le strade e i sentieri che tagliano paesaggi lunari: spesso siamo costretti a fermarci e restare in contemplazione di fronte ai dipinti proposti, per esempio, dalle montagne di Dana fatte di calcare, arenaria e granito le cui vette sono consumate dalle intemperie del tempo. E che dire degli intensi colori del Wadi Mujib fatti di un pantone naturale che non ti saresti mai aspettato di trovare a queste latitudini. Pedaliamo su altipiani che a volte superano quote di 1.500 metri e consentono di spaziare con gli occhi intrisi di stupore fino all’orizzonte di Israele, oltre la valle del Giordano.
Il criterio con cui è stato disegnato il Jordan Bike Trail permette di collegare tratti che possano condurre a villaggi o cittadine dotate di alberghi (…o simili) dove potersi rifornire e sostare: mai troppo distanti fra loro così da ridurre il grado di difficoltà e non rendere l’avventura sufficientemente sicura.
Anche in queste lande, sfiorando villaggi e piccoli paesi, spesso una voce ci rincorre al grido di مرحباً بك في الأردن ovvero “Benvenuti in Giordania!”. È la magica accoglienza di questo popolo beduino, figlio del deserto e che conosce molto bene il significato di ospitalità. E allora lasciatevi offrire tè dolce magari accanto a un pasto fatto in casa dalla famiglia che vi ospiterà: troverete sempre pane appena sfornato, falafel fritti, halva dolce, olive salate e gustatevi un caffè aromatizzato al cardamomo preparato al momento.
TERZA PARTE, IN ATTESA DEL MAR ROSSO
E mentre navighiamo verso sud, con lo sguardo a terra per scegliere dove mettere la ruota anteriore e con il pensiero meravigliato per il luogo suggestivo che accoglie noi e le nostre Silex, notiamo che il suolo piano piano cambia da terra battuta e sassi a sempre più sabbia, finissima sabbia che ci fa da anticamera al deserto della Giordania. Infatti, lasciamo alle spalle gli altopiani che scendono lentamente nella pianura desertica, sostituendo le montagne con la sabbia profonda che rallenta la nostra progressione. Il turismo outdoor in Giordania sta diventando sempre più importante, tanto che molte tribù beduine stanno aiutando a sviluppare i tratti del sentiero in questa area a sud del Paese, tra Petra, Wadi Rum e Aqaba. Quest’ultima sarà la tappa finale del nostro Jordan Bike Trail, e sarà tutta in discesa, ma non lasciatevi ingannare: vi aspettano giorni difficili. Ci sarà da spingere la bici perché, salvo non siate dei pro del ciclocross, pedalare sulla sabbia con pneumatici non molto larghi, diventa uno continuo tentativo di equilibrio che ci ha portato allo sfinimento. Uno sforzo, tuttavia, che ci ricompensa con uno scenario sconcertante e con alcune delle principali meraviglie storiche e naturali della Giordania. Qui vale la pena fare un appunto: visitare Petra e i suoi monumenti
comporta dedicare una intera giornata e, visti i giorni contingentati ci siamo accontentati di Little Petra, il sito UNESCO che si trova lungo il tracciato a cui si può dedicare anche una sola ora, come un semplice antipasto della ben più nota Petra a cui riserverete una viaggio ad hoc.
Ma la Giordania delle meraviglie non è finita qui, perché il trail ci conduce nel Wadi Rum, un deserto costellato di canyon e rocce che crescono dalla sabbia verso il cielo, in un presepe di pareti dove la fantasia di ognuno può trovare disegni e figure persino oniriche. Qui è nata la leggenda del colonnello Thomas Lawrence passato agli annali come Lawrence d’Arabia che, cavalcando cammelli con abiti beduini, divenne il protagonista di una storia magnifica e che ispirò l’omonimo film (girato naturalmente nel Wadi Rum). Il luogo è così straordinariamente scenografico che molti altri film sono stati girati qui e tra questi citiamo solo Indiana Jones e Star Wars. Siamo alle ultime pedalate prima di giungere ad Aqaba dove, se avete fortuna, potete tuffarvi nelle acque azzurre del Mar Rosso per un meritato riposo e recupero.
Scheda INFO Il sito web di Jordan Bike Trail www.jordanbiketrail.com offre un itinerario dettagliato suddiviso in 12 tappe giornaliere, ognuna con una distanza media di circa 60 chilometri e un dislivello quotidiano di 1600 metri circa. Per ogni tappa, l’organizzatore fornisce anche una valutazione della difficoltà, che aiuta i ciclisti a pianificare il proprio programma in base al proprio livello di esperienza e allenamento.
L'itinerario è stato progettato per gente esperta e mediamente allenata: sappiate che non si tratta di una passeggiata di salute, ma non si deve nemmeno essere degli ultrabiker. Tuttavia, la modularità del tracciato consente di suddividere alcune tappe in due o più giorni, oppure di scegliere un itinerario alternativo con un livello di difficoltà inferiore.
Scegliere il periodo migliore aiuta a godersi il paesaggio perchè il clima può variare notevolmente a seconda del periodo dell'anno. In generale, i mesi migliori per viaggiare sono da maggio a settembre, quando le temperature sono miti e le giornate sono lunghe.
Prenotate l'alloggio in anticipo, soprattutto se viaggiate durante l'alta stagione.
Assicuratevi di portare tutta l'attrezzatura necessaria per un lungo viaggio in bicicletta e abbigliamento adatto a tutte le condizioni atmosferiche (come detto, gli altipiani raggiungono quote di 1400/1500 metri, quindi in caso di pioggia le temperature si abbassano molto), e una buona scorta di cibo e acqua.
Con un po' di pianificazione e preparazione, potrete vivere un'avventura indimenticabile